venerdì 3 maggio 2013
Non è tutto Swarovski ciò che luccica!
L'arte, in qualunque sua forma, racconta un qualcosa che spalanca le porte della nostra immaginazione e che solletica la nostra fantasia.
C'è ne sono di due tipi: l'arte da cervello acceso - quell'arte che va interpretata a personam, che ti fa entrare in contatto con il suo autore, che ti porta ad esplorare un nuovo mondo facendolo convergere col proprio punto di vista, col cuore, con la pancia, attraverso il sangue che ribolle, a cui si contrappone quella da cervello spento - che una persona normale cerca nei momenti di maggiore stress, magari per farsi due risate (quasi sempre amare), per cercare lo sfotto di turno, per dar ricreazione solo momentanea al senso della vista, ma che non leggi mai col cuore e che non ti rimarrà impressa.
E' l'arte vissuta più dai genitali che dal resto del corpo, un arte da scarica adrenalinica momentanea, che fa echeggiare a urletti esasperati come teenager in piena tempesta ormonale.
Perchè allora la si chiama arte???
Perchè, dal mio punto di vista, l'arte è lo specchio dell'essere umano, uno specchio che và a guardare essenzialmente dentro l'anima, e che tocca le corde dell'intimo in modo piacevole. E che sia da cervello acceso o spento a volte poco importa, perchè in entrambi i casi tocca ad ognuno corde diverse.
L'arte la si deve guardare sempre dal punto di vista dei tempi in cui è nata. Se ad oggi le figure femminili più predominanti come senso di bellezza sono date da modelle anoressiche, rappresentanti della società dell'apparire, vestite solo da abiti che nulla lasciano all'immaginazione, nei quadri del medioevo la bellezza veniva interpretata da donne formose, piene, panciute, simbolo, in un periodo di fame, della tendenza dell'uomo di sognare il benessere formandosi l'immagine della donna accogliente nella sua morbidezza.
L'animo umano ha cercato sempre e continuerà a farlo la gioia in quello che l'artista ci offre, soprattutto se la sua ispirazione è fornita dell'amore. Un bellissimo esempio è dato dal "Dracula" di Bram Stoker.
Chi non ha mai letto "Dracula" sarà tentato di interpretare tale opera letteraria come il classico tema sul vampiro succhiasangue, senza sapere quello che c'è in realtà dietro: "un romanticismo che non ha eguali!"
Dracula non è solo un mostro senza anima, Dracula è una creatura dannata per il troppo amore.
La storia parte dalle sue conquiste in terra santa, durante le crociate, a favore di un Dio in cui credeva fermamente, per via di una fede molto radicata. Al ritorno dalla sua ultima guerra Dracula trova la sua amata morta suicida perchè il nemico le aveva fatto ricevere un messaggio ingannevole sulla presunta morte dello sposo. La chiesa non celebra il funerale e non le da l'assoluzione dai peccati, perchè, essendo morta suicida, la donna ha commesso un atto contro il volere divino pregiudicando la sua redenzione verso il paradiso. Il conte, affranto dal dolore per la perdita, con la consapevolezza che non rivedrà più l'adorata moglie, di cui era follemente innamorato, maledice il nome di Dio gridandolo direttamente al cielo. La maledizione viene recepita dall'Altissimo che punisce Dracula strappandogli l'anima, e rendendolo immortale e dannato per l'eternità, trasformandolo nel primo vampiro della storia. Dopo secoli Dracula riconosce in un altra donna la reincrnazione dell'amata, ed escogiterà un piano diabolico per tenerla ancora stretta fra le proprie braccia, compiendo ogni sorta di nefandezza pur di tornare a sentire il respiro della donna che gli strappò via cuore e anima.
Oggi ti ritrovi invece vampiri che si sentono mostri solo perchè brillano al sole come Swarovski, e che si fanno la guerra con lupi mannari ed emo ipoglicemici al fine di vedere chi la tiene più lunga, relegando l'amore ad una sorta di festa degli ormoni adolescenziali in cui vince chi si porta a letto la verginella in calore.
E siccome il prodotto è commerciale al punto giusto, e riesce a far bagnare le mutandine delle teeneger per ogni pettorale mostrato dal belloccio del cineforo (toccando contemporaneamente il nostro cuore e la nostra anima più porcellosa), si sminchiano tutti i mostri sacri del cinema uccidendoli nell'essenza.
Della serie "I libri del Moccia non bastavano più"!
Quindi un vampiro simbolo della dannazione per amore diventa un tamarro immamorato che brilla, lo zombie simbolo dell'appiattimento e dell'omologazione sociale viene descritto come un tamarro innamorato che striscia, l'extraterreste simbolo della paura verso il diverso si trasforrma in un tamarro innamorato ed extrasensoriale, la strega simbolo dell'emarginazione diventa la comara innamorata coi superpoteri.
Ed è inutile lamentarsi, tanto è arte pure questa: l'arte del denaro e del cervello spento!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento