mercoledì 22 maggio 2013

Il Grande Gatsby : Recensione!


Non è l'Amore a vincere su tutto, ma la sua Illusione!

Non sapevo cosa aspettarmi dal film, non avevo visto ne trailer, nessuna immagine, sapevo solo chi erano i due interpreti principali, e chi era il regista. Poi il nulla! Il grande Gatsby è uno spettacolo che mi sono goduto, senza sapere cosa aspettarmi, dalla prima all'ultima scena.

Aprendosi in uno scenario che di per se appare drammatico, un ospedale psichiatrico, in realtà molto accogliente , facciamo la conoscenza di Nick Carreway (Tobey Maguire), il cantastorie, colui che andò a New York con la pretesa di diventare un grande della finanza e con il sogno dello scrittore, ormai infranto.


Nick nell'ospedale ha gli occhi spenti, ciò ci induce a capire che non vedremo una storia con un lieto fine. Gli occhi non mentono, è quelli di Nick sono tristi, quasi senza vita, in un morso di disperazione e delusione per ciò che hanno visto.



Il racconto parte dall'arrivo del giovane nel paese delle meraviglie, la New York degli anni 20, in piena enfasi economica, dove tutti sono alla ricerca di un ruolo per definirsi, mentre altri sono già definiti, pomposi, atletici, rampolli di una società dove il benestare e il divertimento non sono mai messi in discussione.

Nick è accolto come  viene accolto un bimbo all'entrata di un grande circo, nell'abbraccio della folla in festa di un luna park. Tutto sembra intonato, tutto sembra cantare per lui.



Nick, però, viene presto portato dietro questo mondo sfavillante, un mondo fatto di corruzione, soprattutto morale, a cui assiste, sia da spettatore che da attore principale, al suo quatidiano decadimento. E' un mondo che non nasconde i suoi sorditi segreti, anzi, quasi li sbatte in faccia con prepotenza: la lussuria, l'arroganza, il marciume, coperto solo all'apparenza. Così accade che lo stesso marito di sua cugina, pomposo rampollo di nobile famiglia e giocatore incallito di polo, tradisca la moglie sotto gli occhi esterefatti del parente, senza traccia di rimorso alcuno.

Nick riesce a vedere tutto ciò, ma non gli interessa più di tanto, è sempre lui quello fuori contesto. Lo è anche New York stessa però, con le sue contraddizioni, dove nel giro di un centinaio di metri si ritrova da ville lussuose a ciminiere a cielo aperto, dove uomini e donne fanno marcire i loro polmoni sotto i fumi tossici del carbone... esseri ridotti a larve sotto gli occhi onnipresenti di un cartellone stile Orwelliano , che osserva quella misera vita quasi con rimprovero e diprezzo.


Nick comprende in poco tempo che New York ha in se un bellezza e una decadenza che non possono fare ammeno l'una dell'altra.

E' in tutto ciò c'è comunque una luce all'orizzonte, un faro diverso, stonato, di luce verde fra i fumi delle discariche e le nebbie della banchiggia. Il suo nome è Gatsby, un personaggio sulla bocca di tutti, ma che nessuno sa chi sia. Un milionario che da feste, sfavillanti, devastanti ed inebrianti, e che ha un passato misterioso, di cui tutti sembrano sapere qualcosa, ma che nessuno sa veramente descrivere.


Quando Gatsby (Leonardo Di Caprio), il signore del castello, e vicino di casa di Nick si presenta, altro non è che un giovane dall'aspetto rassicurante, un sorriso accattivante, che prende sotto la sua ala il giovane vicino, facendolo in poco tempo diventare araldo del suo sogno. Un sogno talmente bello, musicale, varipinto, di cui tutti gli spettatori si innamorano senza porvi resistenza. Tutti vediamo la storia attraverso gli occhi di Nick e tutti ci innamoriamo del sogno di Gatsby, perchè in fondo è quello che l'uomo cerca sempre: trovare l'amore perfetto, malgrado sia la più grande delle illusioni, come gli occhi e le parole finali di Nick ci diranno.


Il regista, Baz Luhrmann, rovescia quello mostrato fatto in Romeo+Giulietta, dove aveva portato il parlato shakespiriano classico in una visione moderna della vita, mettendo stavolta musica e parlate del ventunesimo secolo in un ambientazione di inizi 900. Il mix è talmente ben amalgamato che lo spettatore trova nell'anacronismo un divertimento per gli occhi, orecchie e mente. Il film passa dalle carrellate velocissime di inizio pellicola, in cui gli occhi di Nick sono pieni di gioia, vita, meraviglia, a i rallentatore di fine film, decisi a sottolineare la drammaticità di certe parti, e dove l'animo del nostro cantastorie si fà sempre più velato di tristezza e disperazione.

Maguire e Di Caprio sono l'apice recitativo del film, con tutti i comprimari che interpretano soavemente e magistralmente la loro parte. Tutti esagerati nel loro essere appunto "personaggi", ma fortemente voluti così, con una marcata sottolineatura che ne esalta pregi e difetti, una caricatura che fa comprendere meglio la loro reale umanità corrotta. Gatsby è l'uomo anacronistico per eccellenza, anche lui esagerato, nel suo essere sognatore, romantico, passionale, ma che rappresenta a differenza di tutti gli altri una sorta di chimera irreale quanto tragica.


Un film che mi ha appasionato e commosso, che mette spunto a tante riflessioni e che colpisce allo stomaco e al cuore fino alla fine. E alla fine anche noi ci ritroveremo, come Nick, a gridare:

"Gli altri sono tutti marci Gatsby! Lei vale più di loro messi insieme!

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