Perchè l'amore vince su tutto! Ed è ciò che inequivocabilmente muove il mondo.
Uscito dalla sala, dopo aver visto l'ultimo capolavoro di Tarantino, ho cominciato a pensarci sù, come mi capita per ogni buon film che si rispetti. Ed anche stavolta è accaduto che volessi rivederlo subito... ma mi sono trattenuto per assaporare quella sensazione di leggendario che la visione mi aveva dato, come quando ti svegli da un sogno bellissimo e ti culli ancora nel suo ricordo.
E poi passa il tempo e leggi il film sotto una chiave di lettura che è molto personale.
Django parla, in breve, del viaggio di un uomo per ritrovare la sua amata. Ma il viaggio diventa, per me, metafora della vita.
L'amata del protagonista non la vedo solo come il suo amore perduto, ma come un ideale di realizzazione personale che tutti gli uomini sono in dovere di percorrere.
In questo cammino di formazione, che parte dalla nascita e arriva fino all'età adulta si hanno accanto figure indispensabili come quelle dei genitori. Ed è quello che succede durante il film:
Un padre fa muovere i primi passi nel mondo al proprio figlio, mostrandogli la strada e insegnandogli un ideale. Ed è così che entra in azione il dottor Shultz, interpretato da un magitrale Christoph Waltz:, liberando Django (Jamie Foxx) dalla sua schiavitù e portandolo con sè, per farlo sua spalla nell'impresa di riconsegnare i criminali alla giustizia da vivi o morti.
E Django è dapprima come il bambino, voglioso da aiutare, ma messo in disparte dalla figura paterna che gli mostra come si agisce, come si ci comporta, e come camminare lungo la prima parte del percorso di vita.
Il protagonista comincia a crescere e come ogni buon bambino che passa all'età adolescenziale fa alcune scelte quanto mai dicutibili, per dimostrare al genitore la sua indipendenza, con magari abbigliamenti eccentrici, non ascoltando i consigli di chi è più esperto, o eseguendo gli ordini controvoglia.
Però il ragazzo è sempre desideroso di apprendere, e il padre è desideroso di raccontare, di spiegare al figlio il senso di questo percorso. Come in una favola l'uomo racconta con metafore la vita, parlando di fanciulle in pericolo, orribili draghi demoniaci e muraglie di fuoco da superare anche ustionandosi, perchè si deve reggiungere quell'obiettivo (la propria Broomhilda personale) superando man mano tutti gli ostacoli lungo la via.
E gli ostacoli sono tanti, a partire da quelli più abietti e in molti casi dementi, che sono rappresentati da quelle persone che si credono degli dei, ma che diventano inevitabilmente la caricatura di se stesse, che dal canto loro seguono un ideale fatto più dall'apparenza che da un desiderio sensato, e che sono molto più da compatire e ridicolizzare che combattere,
a quelli più duri, spietati e che non guardano in faccia nessuno, e che non esiterebbero a vendere la propria madre per portare avanti la loro causa, i loro ideali di sopraffazione e superiorità, a discapito di chi vedranno sempre come proprio sottoposto.
Il padre ha il tempo di far comprendere al giovane uomo, ormai non più adolescente, che per superare tali ostacoli, per interagire con tale gentaglia, bisogna a volte recitare un copione, portare una maschera, immedesimarsi in altro e agire di astuzia, mostrando agli altri solo sul finale il vero volto, in modo da uscirne con meno danni e senza mani sporche. Perchè un padre ha l'esigenza di salvaguardare sempre il bene del figlio senza farlo esporre a rischi inutili.
A volte però lo stesso padre si stupisce della determinazione del figlio, della formazione del suo carattere, che magari comincerà a discostarsi dal suo. Ci litigherà per ciò, ci si scontrerà, ma lo comprenderà sempre, appoggiandolo comunque in questo suo cammino, in questa sua crociata alla vita. In fondo il padre sa che quella mela non potrà mai cadere troppo lontana dall'albero.
Ciò porta il nuovo uomo, ormai adulto, a prendere consapevolezza di se stesso, a sapere quali sono i suoi punta di forza, a smussare gli angoli della sua insicurezza, e ad agire a sua volta non più dietro ad una figura autoritaria, ma accanto ad essa, da pari.
L'ultimo ostacolo, quello che non ti aspetti mai, è rappresentato dalla gente che apparentemente è come te, che ha persino lo stesso colore degli occhi e della pelle, ma che inesorabilmente ha un anima totalmente opposta, malvagia, subdola e viscida.
E' sono i serpenti più velenosi, questi subdoli, perchè sono quelli che reggono il muro intorno ad un modo di vivere sempre determinato, un modo di vivere che non vede mai di buon occhio il cambiamento, che non vuole che il giovane prenda il posto dell'anziano in quello che invece dovrebbe essere il naturale percorso della vita.
Ed è a questo punto che il padre da un ultimo, importante, e indispensabile insegnamento al figlio, mostrandogli che le cose possono cambiare solo con la determinazione, il coraggio, il sacrificio, per te stesso, per i tuoi ideli, per chi ti sta dentro il cuore e dentro l'anima.
E il nuovo uomo cammina ora con i suoi piedi, imbraccia le proprie pistole, si serve al meglio degli insegnamenti del padre, mette adosso gli abiti di chi ha tanto disprezzato non per imitarne lo stile di vita, ma per deriderlo, per mostrargli che c'è un altra via più giusta, è in nome di un suo personale ideale spara i suoi colpi migliori facendosi largo nel suo percorso. Prende il proprio cavallo, prende le proprie aspirazioni (la propria Broomhilda) e galoppa verso l'orizzonte della vita.
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